I figli delle coppie omogenitoriali hanno diritto ad una carta d’identità che rispecchi la situazione di fatto

Published On: 25 Novembre 2022

Il Tribunale di Roma, con una ordinanza del 9 novembre 2022, ha preso una chiara posizione su una questione di evidente rilevanza sociale e politica, riconoscendo a una bambina con due madri il diritto di poter ottenere una carta d’identità che rispecchi la situazione giuridica e di fatto della famiglia (nel caso di specie, la minore era stata adottata dalla compagna della madre biologica, ottenendo addirittura il doppio cognome).

Le due madri, una naturale e l’altra adottiva, sono state costrette a rivolgersi al Giudice ordinario poiché si sono viste negare, dal Comune di Roma, il diritto – o meglio, il diritto della figlia – ad ottenere una carta d’identità priva delle diciture “padre” e “madre”, in ossequio a quanto disposto dal Decreto del Ministero dell’Interno del 31 gennaio 2019 (cd. Decreto Salvini).

Sulla scorta di questo decreto – oggi dichiarato espressamente illegittimo per eccesso di potere e dunque disapplicato dal giudice di primo grado della capitale – sarebbe impossibile per i Comuni (vincolati alle decisione del Viminale e dall’utilizzo delle piattaforme informatiche ministeriali) rilasciare un documento di riconoscimento attestante l’esistenza di due madri o di due padri, nemmeno ove decidessero di utilizzare la terminologia neutra “genitore”.

A detta dell’ordinanza, tale circostanza è assolutamente inaccettabile poiché esiste “…una situazione giuridica e di fatto incontrovertibile […] risultante dagli atti dello stato civile…”, che consiste “…nel rapporto di filiazione (naturale e adottiva) della minore con le due donne sue genitrici…”, ed esiste perciò “una famiglia”.

È innegabile dunque “…il diritto delle due donne, giuridicamente riconosciute come genitrici della bambina, a vedersi identificate nella carta d’identità della figlia, in modo conforme alla loro identità sessuale e di genere, o, comunque, in termini neutri…”, ma anche “…il diritto della minore ad una corretta rappresentazione della situazione familiare, come figlia – naturale e giuridica – di due donne, quindi di due madri, o, comunque, di due genitori…”.

Non a caso, è proprio la Costituzione, ricorda l’ordinanza, “…a parlare di ‘genitori’ e non già di ‘padre’ e ‘madre’…”.

A ciò va aggiunto che, in ossequio alle disposizioni del T.U.L.P.S. (e in particolare all’articolo 3), al documento di identità è sotteso anche un valore certificativo, destinato a provare l’identità personale del titolare, e l’indicazione di una delle due donne come “padre” integrerebbe, proprio a detta del Tribunale di Roma, gli estremi materiale del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico (previsto all’articolo 479 del codice penale).

Un Tribunale, ancora una volta, ha dovuto sopperire alle carenze del legislatore e del potere esecutivo nel compiere gli indispensabili passi sulla strada dei diritti civili e sociali (che siano di tutti, oltre il genere, l’identità di genere, l’orientamento sessuale, il colore della pelle, la disabilità e le condizioni economico-sociali).

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About the Author: Francesco Giuseppe Marino

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I figli delle coppie omogenitoriali hanno diritto ad una carta d’identità che rispecchi la situazione di fatto

Published On: 25 Novembre 2022

Il Tribunale di Roma, con una ordinanza del 9 novembre 2022, ha preso una chiara posizione su una questione di evidente rilevanza sociale e politica, riconoscendo a una bambina con due madri il diritto di poter ottenere una carta d’identità che rispecchi la situazione giuridica e di fatto della famiglia (nel caso di specie, la minore era stata adottata dalla compagna della madre biologica, ottenendo addirittura il doppio cognome).

Le due madri, una naturale e l’altra adottiva, sono state costrette a rivolgersi al Giudice ordinario poiché si sono viste negare, dal Comune di Roma, il diritto – o meglio, il diritto della figlia – ad ottenere una carta d’identità priva delle diciture “padre” e “madre”, in ossequio a quanto disposto dal Decreto del Ministero dell’Interno del 31 gennaio 2019 (cd. Decreto Salvini).

Sulla scorta di questo decreto – oggi dichiarato espressamente illegittimo per eccesso di potere e dunque disapplicato dal giudice di primo grado della capitale – sarebbe impossibile per i Comuni (vincolati alle decisione del Viminale e dall’utilizzo delle piattaforme informatiche ministeriali) rilasciare un documento di riconoscimento attestante l’esistenza di due madri o di due padri, nemmeno ove decidessero di utilizzare la terminologia neutra “genitore”.

A detta dell’ordinanza, tale circostanza è assolutamente inaccettabile poiché esiste “…una situazione giuridica e di fatto incontrovertibile […] risultante dagli atti dello stato civile…”, che consiste “…nel rapporto di filiazione (naturale e adottiva) della minore con le due donne sue genitrici…”, ed esiste perciò “una famiglia”.

È innegabile dunque “…il diritto delle due donne, giuridicamente riconosciute come genitrici della bambina, a vedersi identificate nella carta d’identità della figlia, in modo conforme alla loro identità sessuale e di genere, o, comunque, in termini neutri…”, ma anche “…il diritto della minore ad una corretta rappresentazione della situazione familiare, come figlia – naturale e giuridica – di due donne, quindi di due madri, o, comunque, di due genitori…”.

Non a caso, è proprio la Costituzione, ricorda l’ordinanza, “…a parlare di ‘genitori’ e non già di ‘padre’ e ‘madre’…”.

A ciò va aggiunto che, in ossequio alle disposizioni del T.U.L.P.S. (e in particolare all’articolo 3), al documento di identità è sotteso anche un valore certificativo, destinato a provare l’identità personale del titolare, e l’indicazione di una delle due donne come “padre” integrerebbe, proprio a detta del Tribunale di Roma, gli estremi materiale del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico (previsto all’articolo 479 del codice penale).

Un Tribunale, ancora una volta, ha dovuto sopperire alle carenze del legislatore e del potere esecutivo nel compiere gli indispensabili passi sulla strada dei diritti civili e sociali (che siano di tutti, oltre il genere, l’identità di genere, l’orientamento sessuale, il colore della pelle, la disabilità e le condizioni economico-sociali).

#lgbt #lgbtqia+ #unionicivili #genitore #madri #cartaidentità

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