
L’Autorità Garante della Privacy sanziona tre colossi per la piaga del telemarketing selvaggio
Il Garante della Privacy è intervenuto nuovamente sulla fastidiosa e preoccupante pratica del telemarketing selvaggio, sanzionando, con tre nuovi provvedimenti del 13 e del 14 aprile 2023, TIM, Sorgenia e Green Network.
I provvedimenti, aventi natura correttiva e sanzionatoria, sono originati da diverse indagini avviate nel settore telefonico ed energetico e hanno portato alla condanna di TIM per 7.631.175 euro, di Sorgenia per 676.956 euro e di Green Network per 237.800 euro.
In particolare, nel caso di TIM la contestazione ha riguardato la mancata sorveglianza rispetto ai “call center” abusivi, estranei alla rete ufficiale TIM ma proponenti promozioni affiliate, probabilmente su mandato diretto proprio del colosso della telefonia.
Oltre a ciò, il Garante ha segnalato “anche ulteriori aspetti, quali il riscontro talora inadeguato alle richieste di esercizio dei diritti degli interessati e l’erronea pubblicazione di dati personali nei pubblici elenchi telefonici senza il consenso degli interessati”, sottolineando dunque carenze organizzative e gestionali che hanno contribuito a rendere così elevata la sanzione irrogata.
Se è pur vero che l’Autorità ha individuato “alcuni importanti miglioramenti compiuti, probabile testimonianza della buona volontà delle grandi imprese”, non può essere tralasciata “l’esigenza di ulteriori e più incisivi passi verso l’eradicazione di una vera e propria piaga sociale che danneggia gli operatori corretti ed esaspera, ormai a livelli non più accettabili, i cittadini”.
Sorgenia e Green Network, invece, che si occupano di vendere contratti di fornitura energetica, sono state considerate “colpevoli” di non aver approntato ogni misura necessaria a garantire la tracciabilità e la contezza delle operazioni svolte sulle loro piattaforme telematiche per la sottoscrizione a distanza dei contratti (in spregio delle ormai consolidate norme contenute nel GDPR).
L’Autorità Garante ha dichiarato che “senza un adeguato controllo da parte delle aziende committenti dell’intera catena di operazioni che porta alla conclusione di un contratto, il sottobosco dei call center illegali continuerà a ricevere, quasi sempre in violazione delle norme fiscali e giuslavoristiche, oltre che di quelle sulla protezione dei dati, quella remunerazione che ne permette la sopravvivenza e, addirittura, la proliferazione”.
Viene da chiedersi: che fine ha fatto il registro delle opposizioni?
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