La terza “R” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: la Rigenerazione urbana

La rigenerazione urbana è uno dei principi ispiratori del governo del territorio e delle politiche urbane, che nasce dall’esigenza di ammodernare le infrastrutture delle città, con l’obiettivo di recupero e riqualificazione degli spazi urbani, coniugando profili ambientali ed urbanizzazione inclusiva e sostenibile.

Le città, ancor di più nell’attuale periodo storico, sono causa delle difficoltà di natura economica, ambientale e sociale, posto che nei territori urbani si annidano spazi di disoccupazione, discriminazione e povertà. Esse tuttavia ed al contempo possono divenire la parallela soluzione di tali difficoltà, poiché il tessuto urbano può essere territorio di significativo mutamento e di innovazione.

La rigenerazione urbana è stata inclusa da tempo nella strategia di sviluppo delle politiche europee, incrociando il tema dell’Ambiente tramite l’uso delle energie rinnovabili e della protezione del suolo,  ed ha trovato una sua specifica sintesi nella “Politica di coesione europea”, che già dal periodo 2014-2020 ha posto la dimensione urbana al centro della Politica di coesione medesima, assegnando cospicue risorse alle strategie integrate per lo sviluppo sostenibile dell’ambiente urbano.

Il recupero e riuso degli spazi urbani degradati fornisce inoltre specifica risposta ad interessi e bisogni essenziali della cittadinanza dal carattere multidimensionale, comunque afferenti a diritti fondamentali della persona e di rango costituzionale, e ciò soprattutto per quella fascia di popolazione che abita il contesto delle aree periferiche e periurbane (i cui diritti sono specialmente mortificati).

Attraverso le pratiche rigenerative, si persegue pertanto il preminente obiettivo della inclusione sociale e dell’educazione ambientale, con l’ulteriore aspirazione di restituire alle comunità cittadine ed ai quartieri spazi culturali e di aggregazione che possano rivitalizzare il tessuto urbano e combattere il disagio ed il degrado sociale.

Sul piano normativo: lavori in corso

La rigenerazione urbana, ha quindi acquisito crescente considerazione anche nella normativa nazionale che sin dal c.d. decreto Sblocca cantieri (di cui al D.L. 18 aprile 2019, n. 32) ha trovato specifica collocazione all’articolo 5, il quale dichiara l’obiettivo del Governo di una riduzione del consumo di suolo a favore della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente incentivandone la razionalizzazione, promuovendo e agevolando la riqualificazione di aree urbane degradate sia dalla presenza di funzioni eterogenee e tessuti edilizi disorganici o incompiuti, che da edifici a destinazione non residenziale dismessi o in via di dismissione, ovvero da rilocalizzare, tenuto conto anche della necessità di favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili e di assicurare il miglioramento e l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio esistente, anche con interventi di demolizione e ricostruzione.

Alcune disposizioni, che trovano corpo anche nei più recenti provvedimenti che contengono misure per la semplificazione, sino al più recente decreto legge semplificazioni numero 77/2021convertito dalla legge di conversione numero 108 del 29 luglio 2021, hanno un taglio più specificamente edilizio.

È nondimeno interessante – se non necessario – guardare anzitutto alle Misure descritte nelle Missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al fine di individuare, oltre gli obiettivi, la specifica tipologia di interventi ed azioni da tradurre con le risorse del Piano in progetti di rigenerazione urbana, e ciò ad opera degli enti locali quali soggetti promotori, nonché con l’intervento della sinergia pubblico/privato, oltre che con le energie degli enti del terzo settore.

La Rigenerazione Urbana, obiettivo trasversale e specifico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il tema della Rigenerazione urbana è incluso nel PNRR, sia quale obiettivo trasversale al Piano, che – in modo specifico -nel quadro degli Investimenti e delle Riforme di alcune specifiche Missioni del medesimo.

Come detto, il tema “rigenerativo” permea trasversalmente gli obiettivi del Piano Nazionale, laddove vengono valorizzati gli interventi sul patrimonio edilizio pubblico e privato in chiave green, con lo specifico obiettivo di semplificare e sostenere le azioni per assicurare l’efficientamento energetico degli edifici e la rigenerazione urbana (edilizia urbanistica), anche rimuovendo gli ostacoli burocratici all’utilizzo del Superbonus.

Il Piano peraltro, tra le “Riforme di accompagnamento” –  ovvero quell’ “…insieme di riforme orientato a mitigare le conseguenze economiche e sociali della crisi e a rafforzare la coesione economica e sociale del Paese…” e “…che sono destinate ad accompagnarne l’attuazione, concorrendo a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo…” (pagina 756 del PNRR approvato) – prevede lo specifico impegno del Governo di approvare una legge sul consumo di suolo, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola.

Quanto alle Misure specifiche

Va anzitutto menzionata la MISSIONE 1, rivolgendo l’attenzione all’ambito di Intervento M1C3 Turismo e Cultura, ove trovano spazio alcuni interventi volti alla rigenerazione, riqualificazione e valorizzazione di borghi, al rilancio delle periferie urbane, la valorizzazione del turismo anche attraverso il restauro e la conservazione degli edifici di culto, che costituiscono tutti e luoghi identitari per le comunità urbane, e dunque quali fattori chiave nei processi di rigenerazione urbana.

Nella MISSIONE 5 – Coesione e inclusione –  ed in particolare nella M5C2 – Infrastrutture Sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore – si colloca la quota più consistente di risorse, poiché la Misura riconosce particolare attenzione ad “…interventi di rigenerazione urbana, “…anche come strumento di supporto all’inclusione soprattutto giovanile, e al recupero del degrado sociale e ambientale, attraverso, in particolare, la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica e la rifunzionalizzazione di aree e strutture edilizie pubbliche esistenti…”.

In particolare:

La Misura M5C2.2 riserva 9,02 miliardi di prestiti ad interventi di RIGENERAZIONE URBANA E HOUSING SOCIALE.  

Le risorse sono distribuite, con quote diverse, nelle tre seguenti linee di investimento:

  • Investimento 2.1: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, ai quali sono assegnati 3,30 miliardi di prestiti: i contributi sono assegnati ai Comuni (con popolazione superiore ai 15.000 abitanti) per investimenti nella rigenerazione urbana, per ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale, migliorare la qualità del decoro urbano oltre che del contesto sociale e ambientale.

Possono essere incluse, a titolo esemplificativo (come indica il termine “quali” nel testo del PNRR): azioni di manutenzione per il riutilizzo e la rifunzionalizzazione di aree pubbliche e strutture edilizie pubbliche esistenti a fini di pubblico interesse (compresa la demolizione di opere abusive eseguite da privati in assenza o totale difformità dal permesso di costruzione e la sistemazione delle aree di pertinenza); azioni di miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche attraverso la ristrutturazione edilizia di edifici pubblici, con particolare riferimento allo sviluppo di servizi sociali e culturali, educativi e didattici, o alla promozione di attività culturali e sportive; nonché interventi per la mobilità sostenibile.

  • Investimento 2.2: Piani Urbani Integrati, per 2,9 miliardi di euro di prestiti, dedicato alle periferie delle Città Metropolitane che prevedano una pianificazione urbanistica partecipata, con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile.

L’investimento prevede la predisposizione di programmi urbanistici di rigenerazione urbana partecipati, finalizzati al miglioramento di ampie aree urbane degradate, alla rigenerazione, alla rivitalizzazione economica dei territori urbani.

Il Piano prevede che in tal caso gli interventi potranno anche avvalersi “…della co-progettazione con il Terzo settore ai sensi dell’art. 55 decreto legislativo 3 luglio 2017 n.117 (Codice del Terzo settore, a norma dell’art.1, comma2, lettera b) legge 6 giugno 2016, n.106) e la partecipazione di investimenti privati nella misura fino al 30 per cento con possibilità di far ricorso allo strumento finanziario del “Fondo dei fondi” BEI. Ciò con l’obiettivo di “…recuperare spazi urbani e aree già esistenti allo scopo di migliorare la qualità della vita promuovendo processi di partecipazione sociale e imprenditoriale…” nel quale ambito “…i progetti dovranno restituire alle comunità una identità attraverso la promozione di attività sociali, culturali ed economiche con particolare attenzione agli aspetti ambientali…”.

È altresì prevista una specifica linea d’intervento riservata al recupero di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo e per quello industriale.

  • Investimento 2.3: Programma innovativo della qualità dell’abitare prevede, con disposizioni più specifiche rispetto al tema degli alloggi appena menzionato, una allocazione di investimenti per 2,8 miliardi di euro di prestiti.

L’obiettivo dell’investimento, in tal caso, è la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, e alla riqualificazione delle aree degradate, puntando principalmente sull’innovazione verde e sulla sostenibilità.

Due linee di interventi senza consumo di nuovo suolo sono specificamente promossi tramite la : “…i) riqualificazione e aumento dell’housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’inclusione e il benessere urbano…” nonché tramite  “..(ii) interventi sull’edilizia residenziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale…”. 

Le proposte, avverte il Piano, verranno in tal caso selezionate con specifici indicatori volti a valutare l’impatto ambientale, sociale, culturale, urbano-territoriale, economico-finanziario e tecnologico-processuale dei progetti.

Si segnala infine che, per individuare le risorse complessive per gli interventi descritti, bisogna tener conto di quelle del Fondo complementare previsto dal decreto legge 6 maggio 2021, n. 59 convertito con modificazioni, dalla Legge 1° luglio 2021, n. 101) che contiene “Misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti”.

Tale provvedimento infatti, approva il Piano nazionale per gli investimenti complementari, finalizzato ad integrare con risorse nazionali gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per gli anni dal 2021 al 2026.

Per quanto qui rileva in particolare, occorre guardare all’articolo 2, alla lettera c) del comma 1-bis che ha già attribuito risorse crescenti agli obiettivi già decritti: nel dettaglio, “…35 milioni di euro per l’anno 2021, 70 milioni di euro per l’anno 2022 e 90 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, in favore dei comuni con popolazione tra 50.000 e 250.000 abitanti e dei capoluoghi di provincia con meno di 50.000 abitanti per investimenti finalizzati al risanamento urbano, nel rispetto degli obiettivi della transizione verde e della rigenerazione urbana sostenibile, nonché a favorire l’inclusione sociale…”.

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La terza “R” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: la Rigenerazione urbana

Published On: 30 Agosto 2021

La rigenerazione urbana è uno dei principi ispiratori del governo del territorio e delle politiche urbane, che nasce dall’esigenza di ammodernare le infrastrutture delle città, con l’obiettivo di recupero e riqualificazione degli spazi urbani, coniugando profili ambientali ed urbanizzazione inclusiva e sostenibile.

Le città, ancor di più nell’attuale periodo storico, sono causa delle difficoltà di natura economica, ambientale e sociale, posto che nei territori urbani si annidano spazi di disoccupazione, discriminazione e povertà. Esse tuttavia ed al contempo possono divenire la parallela soluzione di tali difficoltà, poiché il tessuto urbano può essere territorio di significativo mutamento e di innovazione.

La rigenerazione urbana è stata inclusa da tempo nella strategia di sviluppo delle politiche europee, incrociando il tema dell’Ambiente tramite l’uso delle energie rinnovabili e della protezione del suolo,  ed ha trovato una sua specifica sintesi nella “Politica di coesione europea”, che già dal periodo 2014-2020 ha posto la dimensione urbana al centro della Politica di coesione medesima, assegnando cospicue risorse alle strategie integrate per lo sviluppo sostenibile dell’ambiente urbano.

Il recupero e riuso degli spazi urbani degradati fornisce inoltre specifica risposta ad interessi e bisogni essenziali della cittadinanza dal carattere multidimensionale, comunque afferenti a diritti fondamentali della persona e di rango costituzionale, e ciò soprattutto per quella fascia di popolazione che abita il contesto delle aree periferiche e periurbane (i cui diritti sono specialmente mortificati).

Attraverso le pratiche rigenerative, si persegue pertanto il preminente obiettivo della inclusione sociale e dell’educazione ambientale, con l’ulteriore aspirazione di restituire alle comunità cittadine ed ai quartieri spazi culturali e di aggregazione che possano rivitalizzare il tessuto urbano e combattere il disagio ed il degrado sociale.

Sul piano normativo: lavori in corso

La rigenerazione urbana, ha quindi acquisito crescente considerazione anche nella normativa nazionale che sin dal c.d. decreto Sblocca cantieri (di cui al D.L. 18 aprile 2019, n. 32) ha trovato specifica collocazione all’articolo 5, il quale dichiara l’obiettivo del Governo di una riduzione del consumo di suolo a favore della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente incentivandone la razionalizzazione, promuovendo e agevolando la riqualificazione di aree urbane degradate sia dalla presenza di funzioni eterogenee e tessuti edilizi disorganici o incompiuti, che da edifici a destinazione non residenziale dismessi o in via di dismissione, ovvero da rilocalizzare, tenuto conto anche della necessità di favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili e di assicurare il miglioramento e l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio esistente, anche con interventi di demolizione e ricostruzione.

Alcune disposizioni, che trovano corpo anche nei più recenti provvedimenti che contengono misure per la semplificazione, sino al più recente decreto legge semplificazioni numero 77/2021convertito dalla legge di conversione numero 108 del 29 luglio 2021, hanno un taglio più specificamente edilizio.

È nondimeno interessante – se non necessario – guardare anzitutto alle Misure descritte nelle Missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al fine di individuare, oltre gli obiettivi, la specifica tipologia di interventi ed azioni da tradurre con le risorse del Piano in progetti di rigenerazione urbana, e ciò ad opera degli enti locali quali soggetti promotori, nonché con l’intervento della sinergia pubblico/privato, oltre che con le energie degli enti del terzo settore.

La Rigenerazione Urbana, obiettivo trasversale e specifico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il tema della Rigenerazione urbana è incluso nel PNRR, sia quale obiettivo trasversale al Piano, che – in modo specifico -nel quadro degli Investimenti e delle Riforme di alcune specifiche Missioni del medesimo.

Come detto, il tema “rigenerativo” permea trasversalmente gli obiettivi del Piano Nazionale, laddove vengono valorizzati gli interventi sul patrimonio edilizio pubblico e privato in chiave green, con lo specifico obiettivo di semplificare e sostenere le azioni per assicurare l’efficientamento energetico degli edifici e la rigenerazione urbana (edilizia urbanistica), anche rimuovendo gli ostacoli burocratici all’utilizzo del Superbonus.

Il Piano peraltro, tra le “Riforme di accompagnamento” –  ovvero quell’ “…insieme di riforme orientato a mitigare le conseguenze economiche e sociali della crisi e a rafforzare la coesione economica e sociale del Paese…” e “…che sono destinate ad accompagnarne l’attuazione, concorrendo a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo…” (pagina 756 del PNRR approvato) – prevede lo specifico impegno del Governo di approvare una legge sul consumo di suolo, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola.

Quanto alle Misure specifiche

Va anzitutto menzionata la MISSIONE 1, rivolgendo l’attenzione all’ambito di Intervento M1C3 Turismo e Cultura, ove trovano spazio alcuni interventi volti alla rigenerazione, riqualificazione e valorizzazione di borghi, al rilancio delle periferie urbane, la valorizzazione del turismo anche attraverso il restauro e la conservazione degli edifici di culto, che costituiscono tutti e luoghi identitari per le comunità urbane, e dunque quali fattori chiave nei processi di rigenerazione urbana.

Nella MISSIONE 5 – Coesione e inclusione –  ed in particolare nella M5C2 – Infrastrutture Sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore – si colloca la quota più consistente di risorse, poiché la Misura riconosce particolare attenzione ad “…interventi di rigenerazione urbana, “…anche come strumento di supporto all’inclusione soprattutto giovanile, e al recupero del degrado sociale e ambientale, attraverso, in particolare, la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica e la rifunzionalizzazione di aree e strutture edilizie pubbliche esistenti…”.

In particolare:

La Misura M5C2.2 riserva 9,02 miliardi di prestiti ad interventi di RIGENERAZIONE URBANA E HOUSING SOCIALE.  

Le risorse sono distribuite, con quote diverse, nelle tre seguenti linee di investimento:

  • Investimento 2.1: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, ai quali sono assegnati 3,30 miliardi di prestiti: i contributi sono assegnati ai Comuni (con popolazione superiore ai 15.000 abitanti) per investimenti nella rigenerazione urbana, per ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale, migliorare la qualità del decoro urbano oltre che del contesto sociale e ambientale.

Possono essere incluse, a titolo esemplificativo (come indica il termine “quali” nel testo del PNRR): azioni di manutenzione per il riutilizzo e la rifunzionalizzazione di aree pubbliche e strutture edilizie pubbliche esistenti a fini di pubblico interesse (compresa la demolizione di opere abusive eseguite da privati in assenza o totale difformità dal permesso di costruzione e la sistemazione delle aree di pertinenza); azioni di miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche attraverso la ristrutturazione edilizia di edifici pubblici, con particolare riferimento allo sviluppo di servizi sociali e culturali, educativi e didattici, o alla promozione di attività culturali e sportive; nonché interventi per la mobilità sostenibile.

  • Investimento 2.2: Piani Urbani Integrati, per 2,9 miliardi di euro di prestiti, dedicato alle periferie delle Città Metropolitane che prevedano una pianificazione urbanistica partecipata, con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile.

L’investimento prevede la predisposizione di programmi urbanistici di rigenerazione urbana partecipati, finalizzati al miglioramento di ampie aree urbane degradate, alla rigenerazione, alla rivitalizzazione economica dei territori urbani.

Il Piano prevede che in tal caso gli interventi potranno anche avvalersi “…della co-progettazione con il Terzo settore ai sensi dell’art. 55 decreto legislativo 3 luglio 2017 n.117 (Codice del Terzo settore, a norma dell’art.1, comma2, lettera b) legge 6 giugno 2016, n.106) e la partecipazione di investimenti privati nella misura fino al 30 per cento con possibilità di far ricorso allo strumento finanziario del “Fondo dei fondi” BEI. Ciò con l’obiettivo di “…recuperare spazi urbani e aree già esistenti allo scopo di migliorare la qualità della vita promuovendo processi di partecipazione sociale e imprenditoriale…” nel quale ambito “…i progetti dovranno restituire alle comunità una identità attraverso la promozione di attività sociali, culturali ed economiche con particolare attenzione agli aspetti ambientali…”.

È altresì prevista una specifica linea d’intervento riservata al recupero di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo e per quello industriale.

  • Investimento 2.3: Programma innovativo della qualità dell’abitare prevede, con disposizioni più specifiche rispetto al tema degli alloggi appena menzionato, una allocazione di investimenti per 2,8 miliardi di euro di prestiti.

L’obiettivo dell’investimento, in tal caso, è la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, e alla riqualificazione delle aree degradate, puntando principalmente sull’innovazione verde e sulla sostenibilità.

Due linee di interventi senza consumo di nuovo suolo sono specificamente promossi tramite la : “…i) riqualificazione e aumento dell’housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’inclusione e il benessere urbano…” nonché tramite  “..(ii) interventi sull’edilizia residenziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale…”. 

Le proposte, avverte il Piano, verranno in tal caso selezionate con specifici indicatori volti a valutare l’impatto ambientale, sociale, culturale, urbano-territoriale, economico-finanziario e tecnologico-processuale dei progetti.

Si segnala infine che, per individuare le risorse complessive per gli interventi descritti, bisogna tener conto di quelle del Fondo complementare previsto dal decreto legge 6 maggio 2021, n. 59 convertito con modificazioni, dalla Legge 1° luglio 2021, n. 101) che contiene “Misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti”.

Tale provvedimento infatti, approva il Piano nazionale per gli investimenti complementari, finalizzato ad integrare con risorse nazionali gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per gli anni dal 2021 al 2026.

Per quanto qui rileva in particolare, occorre guardare all’articolo 2, alla lettera c) del comma 1-bis che ha già attribuito risorse crescenti agli obiettivi già decritti: nel dettaglio, “…35 milioni di euro per l’anno 2021, 70 milioni di euro per l’anno 2022 e 90 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, in favore dei comuni con popolazione tra 50.000 e 250.000 abitanti e dei capoluoghi di provincia con meno di 50.000 abitanti per investimenti finalizzati al risanamento urbano, nel rispetto degli obiettivi della transizione verde e della rigenerazione urbana sostenibile, nonché a favorire l’inclusione sociale…”.

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