Perche l’Italia non riesce a spendere i fondi europei?

Published On: 30 Novembre 2021

La notizia che non fa (purtroppo) più notizia è che il nostro Paese continua ad avere grosse difficoltà a spendere i soldi messi a disposizione dall’Unione Europea.
La Commissione Europea infatti, ha purtroppo confermato che – al 30 ottobre 2021 – in Italia è stato speso solo il 48,2% dei fondi strutturali 2014-2020, contro il 57,6% della media degli altri Paesi Europei.
L’Italia ha infatti speso solo poco meno di 32 miliardi di euro su un totale di 64,6 miliardi stanziati per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), per il Fondo sociale (FSE), per Garanzia Giovani e per il pacchetto aggiuntivo delle risorse per la crisi COVID (il REACT-EU).
Pertanto il nostro Paese, per non incorrere nel “disimpegno automatico” degli aiuti – che è quel meccanismo per cui se i fondi a disposizione non vengono spesi entro una determinata data, le somme non utilizzate andranno perse – è tenuto a spendere circa 32 miliardi di euro entro il dicembre 2023 (si tratta di 1,2 miliardi al mese).
La domanda nasce quindi spontanea: perché l’Italia non riesce a spendere i soldi dell’UE?
La risposta, stando agli esperti, risiede sì nella complessità intrinseca delle procedure europee connesse ai fondi, ma è per lo più frutto della “pachidermica” burocrazia italiana, aggravata dalla “indolenza” delle Regioni e da altre “criticità del sistema” (come una normativa sugli appalti pubblici troppo complessa e farraginosa e la scarsa qualità del personale amministrativo coinvolto nella gestione dei fondi).
Non resta quindi che sperare che i meccanismi di semplificazione, di incentivazione alla formazione del personale della p.a., dell’implementazione della digitalizzazione e del lavoro agile di recente messi in campo dallo Stato, siano efficaci anche per non far perdere all’Italia i finanziamenti europei, di cui ha tanto bisogno.

About the Author: Carmelo Anzalone

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Perche l’Italia non riesce a spendere i fondi europei?

Published On: 30 Novembre 2021

La notizia che non fa (purtroppo) più notizia è che il nostro Paese continua ad avere grosse difficoltà a spendere i soldi messi a disposizione dall’Unione Europea.
La Commissione Europea infatti, ha purtroppo confermato che – al 30 ottobre 2021 – in Italia è stato speso solo il 48,2% dei fondi strutturali 2014-2020, contro il 57,6% della media degli altri Paesi Europei.
L’Italia ha infatti speso solo poco meno di 32 miliardi di euro su un totale di 64,6 miliardi stanziati per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), per il Fondo sociale (FSE), per Garanzia Giovani e per il pacchetto aggiuntivo delle risorse per la crisi COVID (il REACT-EU).
Pertanto il nostro Paese, per non incorrere nel “disimpegno automatico” degli aiuti – che è quel meccanismo per cui se i fondi a disposizione non vengono spesi entro una determinata data, le somme non utilizzate andranno perse – è tenuto a spendere circa 32 miliardi di euro entro il dicembre 2023 (si tratta di 1,2 miliardi al mese).
La domanda nasce quindi spontanea: perché l’Italia non riesce a spendere i soldi dell’UE?
La risposta, stando agli esperti, risiede sì nella complessità intrinseca delle procedure europee connesse ai fondi, ma è per lo più frutto della “pachidermica” burocrazia italiana, aggravata dalla “indolenza” delle Regioni e da altre “criticità del sistema” (come una normativa sugli appalti pubblici troppo complessa e farraginosa e la scarsa qualità del personale amministrativo coinvolto nella gestione dei fondi).
Non resta quindi che sperare che i meccanismi di semplificazione, di incentivazione alla formazione del personale della p.a., dell’implementazione della digitalizzazione e del lavoro agile di recente messi in campo dallo Stato, siano efficaci anche per non far perdere all’Italia i finanziamenti europei, di cui ha tanto bisogno.

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