L'interesse "qualificato" del socio nelle azioni di impugnazioni

Published On: 26 Aprile 2016Categories: Tutele

Rispondevo osservando come il “discrimen” debba piuttosto ritrovarsi nell’interesse concreto dedotto in giudizio, non nella tipologia della azione esercitata.
Se cioè, il socio agisce in giudizio a tutela d’una propria posizione “endosocietaria” ha l’onere di assolvere agli adempimenti previsti dall’articolo 2378, quale che sia il tipo di azione proposta e sulla base di un principio di “solidarietà” (nel quale si concentrano diversi ed ulteriori principi ed esigenze: dalla stabilità e pubblicità della persona giuridica, alla economicità ed efficienza dell’attività giurisdizionale).
Diversamente, nel caso di azioni proposte da soggetti terzi o con finalità “esosocietarie” gli adempimenti in questione diverrebbero superflui o costituirebbero addirittura un inammissibile ostacolo all’esercizio delle tutele giurisdizionali.
La posizione della dottrina – rispetto alla quale peraltro non ho trovato espliciti riscontri giurisprudenziali – mi è parsa in tal caso poco attenta a quella natura “sociale” ed a quegli “interessi generali”, che pure sono presenti nelle attività d’impresa (e che si riflettono pertanto, nelle relative tutele del socio).

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Published On: 26 Aprile 2016

Rispondevo osservando come il “discrimen” debba piuttosto ritrovarsi nell’interesse concreto dedotto in giudizio, non nella tipologia della azione esercitata.
Se cioè, il socio agisce in giudizio a tutela d’una propria posizione “endosocietaria” ha l’onere di assolvere agli adempimenti previsti dall’articolo 2378, quale che sia il tipo di azione proposta e sulla base di un principio di “solidarietà” (nel quale si concentrano diversi ed ulteriori principi ed esigenze: dalla stabilità e pubblicità della persona giuridica, alla economicità ed efficienza dell’attività giurisdizionale).
Diversamente, nel caso di azioni proposte da soggetti terzi o con finalità “esosocietarie” gli adempimenti in questione diverrebbero superflui o costituirebbero addirittura un inammissibile ostacolo all’esercizio delle tutele giurisdizionali.
La posizione della dottrina – rispetto alla quale peraltro non ho trovato espliciti riscontri giurisprudenziali – mi è parsa in tal caso poco attenta a quella natura “sociale” ed a quegli “interessi generali”, che pure sono presenti nelle attività d’impresa (e che si riflettono pertanto, nelle relative tutele del socio).

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