Next Generation EU e Piano nazionale per la Resilienza e la Ripresa – Partenza e prossimi approdi
Sui tavoli istituzionali europei e nazionali è in corso un intenso dibattito sulla imminente definizione di contenuti e procedimenti necessari per accedere alle risorse del Next Generation Eu.
La rilevanza e trasversalità dei settori – economico, sociale, istruzione, sanità, ambiente – che il c.d. NGEU coinvolge per sostenerne “ripresa” e sviluppo, è terreno fertile per lo scontro politico, che genera ulteriori interrogativi sulla portata degli investimenti, sulla ripartizione e le modalità di impiego delle risorse economiche destinate dalle misure del Recovery Fund agli Stati membri.
Dilaga inoltre un uso improprio dei termini con i quali si invocano accordi, piani, Regolamenti e misure, il quale equivoco genera il rischio di svilirne gli effetti, o anche eventualmente di sopravvalutarli.
Si propone quindi un rapido “focus” sugli strumenti messi in campo dall’Europa, definiti “misure senza precedenti” dal Regolamento (UE) 2020/2094 DEL CONSIGLIO del 14 dicembre 2020 che istituisce uno strumento dell’Unione europea per la ripresa, a sostegno alla ripresa dell’economia dopo la crisi COVID-19, essendo in effetti il più consistente pacchetto di misure economiche mai adottato dall’UE.
Lo strumento appena menzionato, identificato con l’acronimo NGEU – Next Generation EU è incorporato nel bilancio a lungo termine dell’Unione Europea (il quale bilancio copre i sette anni 2021-2027, con un valore complessivo di impieghi di circa 1.800 miliardi di euro).
NextGenerationEU – quale strumento temporaneo creato per stimolare la ripresa – contiene misure che ammontano a 750 miliardi di euro.
Tali importi saranno erogati sotto forma di prestiti (360 miliardi di euro) e sovvenzioni (390 miliardi di euro) con l’unico intento di fronteggiare le conseguenze economiche negative della crisi da COVID-19 e favorire la ripresa economica e sociale dell’Unione.
Il NGEU ha stanziato inoltre 47,5 miliardi di euro per l’iniziativa REACT-EU – Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa, destinata ad ampliare le misure di risposta alla crisi.
Obiettivo di tutto il pacchetto è un’Europa ecologica, digitale e resiliente.
All’interno di tale “pacchetto”, tuttavia il più importante strumento – e dunque il cardine di Next Generation Eu – che impiega quasi il 90% delle risorse (che ammontano a 672,5 miliardi di euro) è rappresentato dal Recovery and Resilience Facility, questa volta identificato dall’acronimo RRF.
Si tratta del Dispositivo per la ripresa e la resilienza istituito dal Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 febbraio 2021, pubblicato il 18 febbraio 2021 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.
L’obiettivo dichiarato è, come si legge nel Considerando 6) del Regolamento, far fronte – in seguito all’insorgere della pandemia di COVID-19 “…alle enormi conseguenze economiche e sociali nonché agli effetti asimmetrici per gli Stati membri…” – con una “…reazione urgente e coordinata sia a livello di Unione che a livello nazionale…”.
Il Dispositivo ha una dotazione finanziaria di 672,5 miliardi di euro, distribuiti tra prestiti (360 miliardi) e sovvenzioni (312,5 miliardi) per accelerare riforme sostenibili e sostenere investimenti pubblici negli Stati membri.
Il provvedimento è noto anche come Recovery fund, poiché il progetto originario era definito “Fondo per la ripresa”, cosicché di fatto i termini tendono a sovrapporsi.
In realtà, il Recovery Fund, qualestrumento finanziario basilare per l’attrazione del NGEU, è un fondo speciale costituito da titoli di stato europei (Recovery Bond) volti a finanziare la ripresa dell’Europa partendo proprio dai singoli piani nazionali di riforma (Recovery Plan).
Il Recovery e Resiliency Facility, il Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza, è dunque, istituito per fornire “…un sostegno finanziario efficace e significativo volto ad accelerare l’attuazione di riforme sostenibili e degli investimenti pubblici correlati negli Stati membri…”.
Gli Stati membri al fine di ricevere fondi nell’ambito dello strumento per la ripresa e la resilienza dovrebbero presentare ufficialmente i loro piani per la ripresa e la resilienza – per tale primo anno e per i successivi – entro il 30 aprile, integrando su un unico documento il proprio programma nazionale di riforma. In effetti, anche al fine di una più rapida attuazione del dispositivo, era chiesto agli Stati membri – così ha fatto l’Italia – di presentare a decorrere dal 15 ottobre dell’anno precedente un progetto di piano per la ripresa e la resilienza. Sono tali le Linee Guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza #Nextgenerationitalia (PNRR), non definitivo, la cui bozza circola nella sua versione alla data del 21 gennaio 2021.
Col Piano Nazionale, gli Stati Membri specificano come vogliano rispondere in modo “completo ed adeguatamente equilibrato” (così chiede la Commissione!) alla situazione economica e sociale dello Stato membro interessato, contribuendo in modo appropriato ai “sei pilastri”, avendo considerato le sfide specifiche dello Stato membro interessato.
I “pilastri”, altrettante “missioni” da condurre a termine nell’ambito di una strategia di Governo, sono individuate dallo stesso Dispositivo per la Ripresa:
1) digitalizzazione, innovazione e competitività e cultura
2) rivoluzione verde e transizione ecologica
3) Infrastrutture per una mobilità sostenibile
4) Istruzione e ricerca
5) Inclusione e coesione
6) Salute
Lo scorso 8 marzo presso le Commissioni riunite Bilancio e Politiche UE di Camera e Senato si è svolta l’audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli Affari Europei, Vincenzo Amendola, nell’ambito dell’esame della proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il 9 marzo 2021 si è riunita la cabina di regia con i capidelegazione italiani di tutti i partiti al Parlamento europeo sui maggiori dossier, compreso quello del PNRR.
Rinviamo quindi ai successivi aggiornamenti, per poi entrare nel dettaglio delle specifiche misure, ciò senza esimerci dall’affermare subito, credendolo fermamente, che il pacchetto di Next generation EU sia una grande occasione. L’Europa ha messo in campo nell’ultimo anno, in termini di compattezza decisionale ed istituzionale, nonché in termini economici, più di quanto abbia fatto nell’ultimo decennio.
È un’opportunità imperdibile, soprattutto per la Pubblica Amministrazione – su cui il nostro Studio ha uno sguardo attento e focalizzato – in termini di efficienza e per la sua digitalizzazione.
Con tutta probabilità, non al fine di adottare, per poi abbandonare, grandi riforme in via straordinaria, ma per rendere quotidiano ed ordinario un “metodo” decisionale e procedimentale nonché di indirizzo ed impiego delle risorse rapido ed efficace, che non sia fonte di incertezza per la realizzazione di opere pubbliche e per le imprese private, nei più diversi settori individuati quali cruciali per ripresa e sviluppo economico.
La questione non è quella delle migliori decisioni, ma dell’attuazione ed implementazione delle misure progettate.